domenica 17 ottobre 2010

Intervistadi Silvia Lafranceschina tratta dal numero di Giugno della rivista locale "La Diretta"

LA PITTURA VIBRANTE DI LEO RAGNO
Intervista al giovane esponente dell’arte figurativa locale

Guardando alcune delle tele di Leo Ragno, giovane artista biscegliese agli esordi, resto affascinata. Sembra che in ognuna sia stato reciso il cordone ombelicale che normalmente lega la tela all’artista, come se fossero state consegnate alla realtà rendendole forti e indipendenti.
Nato nel 1984 a Milano, vive a Bisceglie dall’età di 4 anni. È’ laureato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Foggia con valutazione 110/110 e lode. Ha partecipato a numerose iniziative ed esposizioni d’arte sul territorio: Molfetta, Trani, Corato, Bari, più qualche escursione in occasione di concorsi vari.

Silvia Lafranceschina: Leo, che tipo di artista sei?

Leo Ragno: “Mi piace dipingere le cose animate. Fondamentalmente mi definisco un figurativo, ho una predilezione per ritrarre le persone che conosco, perché questo mi permette di concentrarmi maggiormente sull’aspetto interiore del soggetto che tento di tirare fuori dalla rappresentazione estetica”

S.L.: Cos’è l’artè?

L.R.: “Senza addentrarmi in discorsi troppo tecnici, credo che l’arte sia il frutto di un percorso, di un processo di maturazione; l’arte è strettamente legata alla storia, intesa proprio come un presente che ha un passato. Non considero arte quelle espressioni estemporanee risultanti da uno sfogo dilettantesco. Dietro qualsiasi buon prodotto artistico c’è sempre tanto studio; e c’è comunicatività: un’opera deve saper raccontare, saper dare un senso a se stessa. Magari non deve necessariamente essere innovativa o originale- ha pur stancato questa ossessione del nuovo- può anche sentirsi libera di non dire nulla. Ma è un discorso troppo complesso per essere riassunto in poche parole.

S.L.: Come hai scoperto la tua vocazione da pittore?
Come hai iniziato a dipingere?

L.R.: “Ho sempre disegnato, sin da bambino. Quando ho dovuto scegliere la scuola superiore da frequentare, ho deciso per il liceo scientifico, perché essendo sempre stato razionale, ho ritenuto che sarebbe stato più utile per il mio futuro. Ma ho scoperto subito che la mia strada non poteva essere la matematica e contemporaneamente è riemersa prepotentemente la “vocazion”. Così, finito il liceo, mi sono iscritto all’accademia”

S.L.: La tua è un’arte vissuta a tuttotondo, è un processo di creazione continua, instancabile, quotidiana?

L.R.: “Alterno periodi in cui lavoro tantissimo, produco veramente moltissimo materiale, ad altri in cui mi fermo per riflettere su quanto ho fatto, per verificare la bontà del risultato, ovvero cosa è in linea con i presupposti di partenza e cosa è invece da scartare”

S.L.: Guardando alla tua produzione artistica, vediamo quali sono i generi e i modi espressivi che preferisci.

L.R.: “Sicuramente la pittura; è senza dubbio il canale che preferisco. Guardo agli altri pittori ma anche alla fotografia e al cinema forme d’arte che hanno per oggetto l’immagine”

S.L.: E per quello che riguarda i colori?

L.R.: “Prediligo la monocromia. Ho vissuto anch’io la fase blu! Come diceva uno psicologo, di cui ora mi sfugge il nome, il blu è il colore che rappresenta il legame materno; nella simbologia cristiana infatti è il colore della Madonna. Forse la mia tendenza al blu era inconsciamente un modo pere sentirmi più sicuro. Conclusa questa fase ho cominciato ad essere più realista nell’uso del colore, ma tendenzialmente preferisco la semplicità della pittura monocroma”

S.L.: Come definiresti la tua arte?

L.R.: “Io sono in crescita, non mi sento di parlare di Arte. Comunque sono un figurativo, quindi mi interessa dipingere la realtà, specialmente la figura umana. Normalmente seguo due strade: o la riporto fedelmente sulla tela oppure le faccio subire un processo di trasfigurazione, per cui non è più riconoscibile. Ma in entrambi i casi, sia nel processo di avvicinamento che in quello di allontanamento dalla mera estetica, cerco di cogliere quel che chi ritraggo porta con sé in modo latente”

S.L.: Dagli esordi ad oggi quanto sei cresciuto? E cos’è cambiato?

L.R.: “Non ho fatto poi così tanta strada, sono ancora agli esordi ma sicuramente sono cresciuto nel modo di scegliere, nel capire cosa voglio dire e fare, intensificando la qualità del mio lavoro. Benché sia una cosa a cui non avevo pensato sinora. Di recente ho incontrato un pittore ormai affermato e gli ho detto che sto attraversando la mia fase di ricerca, e lui mi ha risposto : ”Anch’io”. La pittura, come la vita, è un percorso di inevitabile crescita continua, che forse è più difficile cogliere dall’interno”.

S.L.: Tornando alla pittura: c’è qualcosa che la caratterizza, che la distingue dalle altre?

L.R.: “Forse l’utilizzo che faccio della prospettiva. La esaspero. Scelgo anomali punti di osservazione del soggetto, oppure porto un dettaglio in primo piano lasciando il resto sul fondo, come se fosse sfocato. Mi piace sperimentare le possibilità della prospettiva e usarla come canale guida per portare l’osservatore nella tela”.

S.L.: Quali sono i tuoi programmi?

L.R.: “Adesso sto lavorando. Ho concluso da poco un’esposizione a Terlizzi e per la prossima (se troverò un posto dove esporre) voglio portare materiale nuovo. E comunque ho in programma di partire; vorrei trasferirmi in una città che possa darmi qualcosa in più. Non perché voglia fare la solita considerazione critica sul paese, ma fisiologicamente è così, qui non ci sono grandi possibilità di confronto. Bisceglie mi ha già dato quel che poteva darmi”




Silvia Lafranceschina

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